L'INSEGNANTE E GLI ADOLESCENTI

Riflessioni di una docente sul rapporto con gli studenti adolescenti.

lunedì, febbraio 27, 2006

Definiamo gli attori...

Con il termine adolescente si intende la persona che si trova a vivere un periodo della sua esistenza che va dalla maturazione puberale (quindi dai dodici anni, in media, per le ragazze, e dai quattordici per i ragazzi), fino ai diciotto-vent'anni, quando inizia la giovinezza.
Per quanto riguarda lo sviluppo psicologico, possiamo distinguere due periodi:
1.la preadolescenza che può avere inizio anche prima della maturazione puberale ed estendersi fino ai 15 anni. Questo momento è caratterizzato da un'accelerazione della crescita, con le risonanze psicologiche che questo comporta, dalla ricerca di una certa indipendenza dai genitori, da un aumentato interesse verso i rapporti con i coetanei e, fenomeno non trascurabile, dalla formazione del proprio senso di identità, ossia la presa di coscienza delle proprie doti positive e dei propri limiti.
2.Il periodo successivo è l'adolescenza propriamente intesa. E' un momento che vede continuare i processi sopra descritti, anche se l'individuo, avendo acquisito una maggiore maturità intellettuale ed emotiva, è in grado di affrontare in modo più attivo tali problematiche e di cercare di gestirle.
Ma chi è l'insegnante?
Il docente, a mio avviso, è un professionista in cui forte è la presenza di una motivazione intrinseca all’attività educativa, motivazione che, con il tempo, non deve diminuire, ma aumentare anche grazie alla consapevolezza degli effetti che il proprio comportamento ha sugli studenti. A questo primo elemento va legata la disponibilità dell'insegnante a vivere la propria professione come una sperimentazione continua. Egli deve interagire incessantemente con il proprio lavoro, programmandolo, mettendolo in pratica nella classe e assumendosene la responsabilità attraverso l’autovalutazione dei risultati ottenuti, in modo da attuare modificazioni se “il fare scuola” (vale a dire i contenuti, le metodologie, i mezzi, ecc.) si rivela inadeguato.
Facile? No, ma neanche la vita dell'adolescente lo è!

1 Comments:

  • At 28/2/06 14:34, Blogger La profe said…

    Eh, quante cosa ci sarebbero da dire sul rapporto tra noi e gli adolescenti! Le relazioni all’interno dell’ambiente scuola sono infinite ed anche difficilmente gestibili, perché, al di là delle categorie (ragazzi/studenti, adulti/docenti, adulti/ATA, adulti/dirigenti,...), si ha a che fare con individualità che hanno alle spalle dei vissuti completamente diversi, anche in rapporto all’età, alla terra d’origine, al ceto sociale, etc.
    In merito al discorso dell’età, ieri discutevo proprio con una mia amica e collega riguardo a quanto influisca la differenza d’età sul rapporto tra insegnante ed alunni. La conclusione è stata, ovviamente, che più il docente è “anziano” e quindi distante anagraficamente dai suoi studenti, più i legami si fanno lenti e l’insegnante non riesce ad entrare nel mondo dei suoi ragazzi, comprendendo sempre meno i processi e i meccanismi che li portano a determinati atteggiamenti. Certo, nella scuola italiana (e anche in generale), intesa come istituzione, la soluzione del problema è alquanto ardua: un docente dovrebbe seguire il proprio gruppo di studenti fino alla fine dei loro studi, per mantenere il rapporto d’età nei limiti? E quando avesse superato un certo limite “accettabile”, cosa dovrebbe fare? Dovrebbe smettere di insegnare? E se non fosse ancora idoneo alla pensione? Come potrebbe essere riprogrammato (passatemi il termine da cyborg, non so come spiegarmi meglio)? Sono questioni importanti e purtroppo difficilmente risolvibili, ma è anche auspicabile che qualcuno se ne occupi, per evitare situazioni imbarazzanti e deludenti, sia per i ragazzi, sia per i docenti, sia per le famiglie (come, per esempio, maestre sessantenni alle prese con bimbi di sei anni...va bene l’esperienza, ma fino ad un certo punto!).
    In bocca al lupo per il blog.
    Cate

     

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